Scuole sostenibili per l’Agenda 2030: formati 92 docenti

Intervento del Professor Carlo Chianelli
Coordinatore Scientifico della rete Natura & Cultura

Voglio partire ricordando due date, due anniversari:
1) dieci anni fa in Giappone una tempesta di inusitata violenza creava danni enormi e tra questi la semi distruzione di un impianto nucleare; la rinomata efficienza nipponica impediva la perdita di vite umane, ma i danni sono stati enormi e a tutt’oggi i materiali radioattivi non si sa dove collocarli. Nel frattempo le morti, a causa delle radiazioni, ci sono state;
2) Un anno fa l’Italia, l’Europa, il mondo venivano bloccati dal COVID 19, le terapie intensive iniziavano a riempirsi e tutti abbiamo sulla nostra mente quella fila di camion militari che smistavano fuori da Bergamo le bare dei morti per COVID.
Ho voluto ricordare queste due ricorrenze, potrei citare molte altre calamità, perché sono indicative di come il nostro Pianeta, l’unico che abbiamo e che dovremmo lasciare integro per chi viene dopo di noi, dà segni sempre più evidenti di grande sofferenza.
E’ da anni, da decenni che gli scienziati ci dicono che questo modello di sviluppo ci sta portando verso la autodistruzione e noi? Muoiono le api? Invece di studiare le cause della morte di questi preziosi e laboriosi animaletti, cause che potrebbero riguardare, anzi riguardano, anche la nostra salute, cerchiamo in efficientissimi e costosissimi laboratori soluzioni tecnologiche alternative alle api.
Ogni giorno scompaiono numerose specie di piante e animali? Visto che ciò, apparentemente, non riguarda l’uomo, almeno quello che vive in certe parti per ora fortunate del mondo, si pensa che sia possibile vivere senza queste specie in estinzione perché la carne, il latte, i formaggi, frutta e verdura arrivano regolarmente nei supermercati e ciò non crea allarmi sociali e la politica può quindi ignorare il problema.
Lo stesso COVID ci ha insegnato poco: tutti siamo giustamente interessati ai vaccini, compresi gli immancabili furbetti, ma pochi pensano a come rimodellare la società per rendere meno probabili altre pandemie.
E allora si dirà: ci dobbiamo rassegnare? Una piccola, anzi piccolissima, microscopica fiammella l’abbiamo voluta accendere noi, rete di scuole Natura & Cultura organizzando corsi di formazione agli insegnanti sull’Agenda 2030. Quest’anno nei nostri 19 istituti scolastici si stà svolgendo il secondo corso di formazione agli insegnanti e nonostante le enormi difficoltà che il COVID crea all’intero Paese e, nello specifico, alle scuole sono aumentati il numero di docenti partecipanti, ben 92.
Quattro le giornate di formazione, tra marzo e maggio, con lle dottoresse Antonella Bachiorri e Alessandra Puglisi del Dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale, Università di Parma.
Noi siamo convinti che se è fondamentale avviarsi verso un diverso sviluppo, uno sviluppo sostenibile appunto, verso la modifica di consolidate abitudini: comportamentali, alimentari, interpersonale ecc… la formazione è lo strumento essenziale, imprescindibile perché quanto detto sopra si verifichi. E in questo la scuola pubblica, per troppo tempo considerata Cenerentola, deve conquistarsi un ruolo da protagonista.
E’ la scuola pubblica infatti che prende per mano i futuri decisori dei prossimi anni, dalla più tenera età fino a quando sono maggiorenni, è la scuola che interagisce con le loro famiglie, è la scuola che parla di solidarietà, di uguaglianza, è la scuola che mette accanto il bambino italiano, francese, tedesco, nigeriano, cinese facendoli collaborare per raggiungere gli obiettivi formativi stabiliti, è l’università che parla di sviluppo, di collaborazioni, di ricerca.
L’Agenda 2030 è stata firmata nel settembre del 2015 da tutti i Paesi presenti all’ONU perché nessuno, anche chi non la condivideva, ha avuto il coraggio di votare contro, ma molti sono i Paesi che più o meno esplicitamente la stanno boicottando. Alcuni per timore di subire proteste dall’opinione pubblica, altri perché utilizzando impropriamente le risorse non illimitate del Pianeta trovano ricchezza e successo, altri perché sono alla guida di società ancora arretrate e temono che rinunciare a certe forme facili di energia, per esempio carbone e petrolio, ritardi il benessere del proprio Paese.
Solo un’opinione pubblica attenta e responsabile quindi può dare la garanzia che le riforme necessarie per uno sviluppo sostenibile, per un mondo senza guerre che investa in istruzione, sanità, servizi alla persona, che metta quindi in atto politiche di pace, di giustizia sociale, di uno sviluppo che tenga conto delle risorse disponibili utilizzandole con grande parsimonia si realizzerà.
E qui torniamo al nostro corso di formazione, al ruolo che deve, dovrà avere la formazione, la scuola pubblica quindi, l’università con la ricerca di soluzioni sostenibili e praticabili.
Noi rendiconteremo la nostra attività in un convegno, che speriamo in presenza e che terremo il 21 maggio presso l’istituto Ciuffelli di Todi.
Il legame con il territorio, oggi reso difficile dal COVID, è fondamentale perché questa risorsa meravigliosa che è la formazione, meglio se dispiegata in tutto l’arco della vita, può contribuire a far si che consegneremo alle giovani generazioni un Pianeta in salute.